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IL NEOPITTORICO

di Silvia Girardello

Metamorfosi, semplice e pura confusione formale, dinamismo, fuga irrefrenabile dalle certezze, desiderio di abbandonarsi a una memoria che sfuma i contorni e allunga le ombre. Una fuga della pittura stessa che si libera dalla tela e assume una dimensione nuova nel movimento, nell’animazione che rende tangibile una fantasia multiforme, affollata. 

La Corrente Neopittorica è la più conosciuta e premiata del cinema d’animazione indipendente italiano, una produzione che si è delineata in maniera inconsapevole, nel riconoscimento di alcuni tratti distintivi ricorrenti. 

La definizione di questo stile si deve a Giannalberto Bendazzi e Priscilla Mancini, esperti di animazione che hanno individuato, come caratteristiche identificative della corrente, il riferimento a tecniche pittoriche come basi per l’animazione, una componente figurativa e una base narrativa ben delineate e una trama sempre fatta di ellissi, passaggi non detti, sospensioni volutamente studiate per spiazzare lo spettatore davanti alla bellezza delle immagini.

Un approccio che compare inizialmente nei lavori di Gianluigi Toccafondo e trova poi altri rappresentanti in Simone Massi, Ursula Ferrara, Massimo Ottoni, Magda Guidi, Mara Cerri e Roberto Catani (che sarà nostro ospite a febbraio). 

Questi artisti hanno un secondo aspetto in comune: la formazione all’Istituto Statale di Urbino, un background culturale condiviso che ha dato vita a un immaginario riconoscibile. 

L’animazione, grazie al segno pittorico diventa materica e vitale, capace di comunicare l’immediatezza del cambiamento, dell’abbandono e della rinascita, facendoci pensare alle nostre trasformazioni interiori in termini di metamorfosi.

Un approccio poetico che, unito alla potenza del tratto, fa emergere sensazioni profonde e abbraccia il senso del paradosso, un’intima connessione con l’identità, un gesto materico che permette di andare oltre lo schermo della realtà. 

L’OSPITE/

ROBERTO CATANI

Roberto Catani ha una soluzione alla malinconia da data di scadenza: “Per Tutta La Vita”, il suo ultimo corto, parla proprio di questo, di quelle fini che sono un passaggio, un modo per crescere. Ripercorrendo i passi dell’abbandono riusciamo a sognare a occhi aperti e tornare bambini, come in “La testa tra le Nuvole” che ci porta a scuola, quando i pensieri scappano oltre le finestre dell’aula, inseguendo immagini leggere, pronte a sfumare al richiamo dell’insegnante. Regole e libertà, ci ritroviamo allo stesso tempo bambini e insegnanti, acrobati alla ricerca del punto di equilibrio. Ed è proprio in “La funambola” che Catani descrive questa sensazione di precarietà, facendoci curiosare tra le parole mute di decine di lettere con cui una donna ripercorre la propria vita, momenti che prendono il largo tra le onde del mare, una dimensione onirica, resa alla perfezione dal tratto impalpabile del gesso che, insieme a oilbar e puntasecca, costituisce la firma distintiva dell’artista. 

Come in una danza, i movimenti ipnotici dell’acqua diventano ne “La sagra” corpi che si fanno espressione di geometrie e incastri perfetti, particelle che ruotano su se stesse e si trasformano, elastiche e ritmiche. Ballando a ritroso tra le immagini di Catani incontriamo “Il pesce rosso”, il primo corto dell’artista che esplora una fantasia che osserva, scopre, salta e vola, impalpabile come i disegni di “Tevereterno” che fluttuano eterei a riempire Roma, la città in cui il tempo non ha inizio e non ha fine. 

Erro, nel doppio significato letterale, all’interno di un paesaggio o spazio limitato, utilizzando i disegni come mappe per trovare la giusta via…